Karma Communication - L'evoluzione di una giornata libera

Come si evolve una giornata iniziata libera

No, uno non deve fare mai programmi, soprattutto se c’è gente pronta ad organizzare una congiura contro di te.

Così, quella settimana che iniziava con la certezza che non ci sarebbe stato nemmeno un giorno libero, con un fine settimana al CUB – Castello Ursino Bookshop, il giorno libero ho deciso di tirarlo fuori dal cappello io.

Il venerdì mi sembrava la giornata perfetta. Intanto cadeva di venerdì e, si sa, le giornata libere che cadono di venerdì sono le più belle. Certo, sarebbe stato meglio avere liberi anche il sabato e la domenica, ma non bisogna esagerare con la libertà. Poi era la giornata perfetta perché era ancora un venerdì di agosto, perché c’erano amici ancora in ferie, ma sostanzialmente era perfetta già per il semplice fatto che non avrei fatto niente di utile alla società, dalla mattina alla sera.

Beh, questo era il progetto.

Il primo vero sabotaggio è stato un autosabotaggio, ho dimenticato in ufficio delle cose che mi sarebbero servite nei giorni a venire “ma” mi sono detta “intanto ti alzi tardi e poi vai in ufficio quando ti senti pronta, tanto hai una giornata libera tutta per te”.

Ma il sabotaggio numero due era decisamente di maggiore spessore. E’ arrivato sotto forma di squillo alle 8:45, quando ancora dovevo decidere se lasciare il letto oppure no, tanto era la mia giornata libera. Lo squillo era un suggerimento “e guardalo whatsapp che ti ho mandato un messaggio che devi leggere”. Il messaggio metteva la parola fine ad almeno metà della mia giornata libera: “non sto bene, non posso andare al bookshop, faccio fare il certificato”. In quel momento, su di me, si è abbattuta quella consapevolezza che, più che consapevolezza, era una certezza: io non devo fare programmi.

Vabbeh, mi sono detta, quando ancora l’ottimismo sembrava qualcosa con la quale potessi avere a che fare. Vabbeh, perché comunque al CUB sarei dovuta andare solo alle 14:00, ed erano le 8:45. Peccato che, quando avevo già deciso di alzarmi, è arrivato il whatsapp distruttivo numero due “Mari dobbiamo fare il comunicato”. Io lo avrei anche fatto da casa il comunicato, se non fosse che una delle cose che avevo dimenticato in ufficio il giorno prima era proprio il caricabatterie del portatile, ormai a zero carica. E vabbeh “vado in ufficio, faccio il comunicato e poi magari vado a mangiare una granita”, mi riprometto.

Non ve lo dico cosa è successo nel frattempo, posso solo confermarvi che dall’ufficio mi sono trasferita direttamente al CUB, senza passare dal bar.

Mari