Quei silos che per noi sono al contrario

Il rumore mediatico che ha ottenuto questa iniziativa inclusa nel programma di iArt (il grande contenitore di eventi multidisciplinari incluso nell’omonimo progetto comunitario, ideato e diretto da I World e con il Comune di Catania ente capofila) è stato grandioso. Street Art Silos, manifestazione voluta dal Comune e dall’Autorità portuale, ha consegnato in mano agli street artist internazionali più noti (dagli spagnoli Okuda a Rosh333, al duo ucraino Interesni Kazki, passando per gli italiani Microbo, Bo130, Danilo Bucchi, fino al nostrano Vlady Art) un cantiere creativo di spropositate dimensioni: oltre 10 mila metri quadrati di superficie per un progetto di rigenerazione artistica di quella che fino a non molti giorni era una vera e propria bruttura, visibile da quasi tutti gli ingressi alla città di Catania e ora, invece, monumentale e spettacolare opera d’arte contemporanea.

Peccato solo che per noi, qui a Karma Communication, bruttura erano i silos e bruttura sono rimasti… Visto che dalla nostra postazione le opere non sono visibili: che tristezza! Credo che vedremo (almeno in parte) le opere del portoghese Vhils che, a settembre, avrà in affidamento gli otto silos lato mare (altrimenti questa si chiama proprio nella nera!) e che fa emergere le proprie opere “scrostando” (non credo che sia il termine tecnico, ma si lascia intuire) l’intonaco con cui riveste le superfici su cui deve lavorare.

Peccato, perché sarebbe stato magnifico affacciarci dal nostro balcone sul porto e ammirare la reinterpretazione creativa e anticonvenzionale dell’identità siciliana, della sua storia millenaria, dei suoi antichi miti e leggende. Perché questo (da Ulisse a Colapesce, da Scilla a Cariddi a Polifemo, dal Minotauro all’ironia di una sirenetta sott’olio, ovviamente d’oliva)  è il tema su cui per 130 ore ininterrotte, con oltre 700 bombolette spray contenenti oltre 1000 chili di colore, su cui si sono adoperati gli artisti chiamati a raccolta per questo grande evento: «Un’opera “titanica” – hanno spiegato gli artisti – tanto per restare nel mito», per rigenerare e valorizzare l’area del porto. Questi di Catania sono gli unici silos rimasti in Sicilia e hanno una funzione strategica per i 5 milioni di abitanti dell’isola perché raccolgono tutti i cereali d’importazione destinati al consumo umano e le granaglie per la zootecnia (gli allevamenti destinati alla produzione di latte, uova, carni e loro derivati). Così l’archeologia industriale si è trasformata in base per l’arte contemporanea.

Carla

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