Karma Communication - Storie vere di Karma

Da Karma Communcation le pulizie di inizio luglio riportano a galla storie e storiacce

Il computer di Karma Communication aveva bisogno di essere rimesso in sesto e così era arrivato il momento di ripulire un po’ dei file che accoglieva. Qua dentro, perché è da qui che vi scrivo adesso, c’erano le cose che avevamo fatto all’inizio della nostra storia e oggi ci sono quelle che fanno parte della nostra quotidianità. Ci sono cose serie e cose meno serie. Ci sono foto che ci siamo scattate in un momento di assoluta ilarità, come quella che ho appena inserito qui, ci sono i nostri lavori e ci sono storie delle quali non ricordavo nemmeno di avere fatto parte.

Oggi ve ne voglio raccontare una…

C’erano due giornaliste, due imprenditrici alle prime armi che avevano creato un’agenzia di comunicazione, erano ingenue e sempre ben contente di trovare nuove cose da fare, sempre pronte a mettersi in gioco, sempre pronte a conoscere nuove persone.

Ve la faccio breve. Nell’estate del 2015 abbiamo conosciuto un personaggio che ci ha accolto con 250 euro in contanti, con la promessa di darci altri soldi al prossimo incontro, con la voglia di fare tante cose, con la richiesta di essere precise e di cominciare la comunicazione che lo riguardava. Nell’occasione in cui siamo andate a prendere l’incarico, non a Catania, ma ad un centinaio di chilometri da qui, perché era in villeggiatura, ci ha riempito di foto sue, foto raccolte lungo la sua vita. Non parlo solo di file digitali, ma di foto sviluppate. Copie uniche, di tutto.

Beh, la storia, col tempo, ha trasformato il benefattore dei 250 euro in un uccel di bosco. E si sa, gli uccel di bosco sono difficili da recuperare, soprattutto se non vogliono farsi mai più trovare. Le settimane sono passate, i mesi pure. Per un po’ abbiamo continuato a lavorare, poi abbiamo deciso che non fosse più il caso. Le scuse erano diventate sempre più frequenti e sempre più fantasiose e spesso avevano a che fare con problemi di salute suoi o di qualche suo parente stretto, scuse che impressionavano e che ci facevano ritirare in silenzio quasi vergognate alla sola idea di chiedere il nostro compenso. In realtà lui se la spassava e prendeva accordi al posto nostro facendosi forte del lavoro che facevamo per lui, ma di fatto non permettendoci di venire a sapere di percentuali che ci sarebbero spettate.

Di quel lavoro ci sono rimasti quei 250 euro e un book di foto incredibile. L’ho ricordato oggi quando, facendo quella famosa pulizia, ho trovato una cartella piena di foto, pubbliche e private, e poi andando a cercare in un cassetto gli scatti cartacei. A lui oggi manca un pezzo di vita, per noi è stato un grande insegnamento da “l’abito non fa il monaco” e di certo adesso sappiamo che 250 euro d’esordio non sono mai da interpretare nel migliore dei modi.

Mi sono chiesta, realmente, se buttare o meno tutta questa roba e riempire il cestino virtuale e fisico del mio ufficio. Non lo faccio, ancora, perché penso che ci sia sempre redenzione per tutti e poi perché mi fa un po’ impressione buttare l’unica copia al mondo de “il compleanno di mia figlia”.

Mari